13 Dicembre 2022

ARTROSI D’ANCA: La protesi di rivestimento

Approfondimento a cura del Dott. Pierantonio Gardelin – Specialista in Chirurgia Ortopedica – Columbus Clinic Center

L’artrosi d’anca è una patologia sempre più diffusa tra gli sportivi. Per impedire che la malattia interrompa la carriera o l’attività sportiva, come sta rischiando di succedere al giovane tennista Andy Murray, è necessario l’impianto di protesi. In particolare, nel caso degli uomini sportivi colpiti dall’artrosi, il tipo di protesi più indicato è quello di rivestimento.

«La protesi di rivestimento femorale – spiega il dottor Pierantonio Gardelin – permette di mantenere intatto l’osso femorale e le fisiologiche funzioni biomeccaniche. Questo vantaggio è reso possibile grazie a una speciale protesi che ricopre e non taglia la testa del femore, la vera tecnica mininvasiva. Infatti, con la protesi di rivestimento, la testa del femore non viene tagliata ma ricoperta da una coppa di metallo che mantiene inalterata la dimensione della testa invece di sostituirla con delle teste protesiche più piccole. Questo permette al paziente di percepire il movimento dell’articolazione come naturale, di sentirsi stabile in assenza di pericoli di lussazione e di avere coscienza dei propri movimenti. Inoltre, la protesi di rivestimento femorale è una soluzione piú duratura rispetto ad altre opzioni protesiche, anche grazie al materiale utilizzato (una lega di metallo di altissima qualità, molto resistente e priva di imperfezioni) che puó sostenere carichi elevati senza rischi di rottura».

Perché la protesi di rivestimento è indicata per gli sportivi?

La protesi di rivestimento femorale è particolarmente indicata per gli sportivi perché, mantenendo intatto l’osso del femore, permette una maggiore sensibilità e stabilità del movimento, che sono due componenti fondamentali per la buona riuscita di una performance sportiva. Inoltre, il fatto che la protesi di rivestimento sia più resistente e duratura è un altro elemento importante, perché consente di continuare a praticare l’attività sportiva di prima, senza che lo sforzo intenso a cui si sottopone l’articolazione danneggi precocemente la protesi.