elastografia epatica milano
22 Luglio 2025

Elastografia epatica: a cosa serve, come si svolge, preparazione e costo

L’elastografia epatica è un esame non invasivo, utilizzato per valutare la rigidità del fegato.

Si tratta di una metodica diagnostica utile nella gestione delle malattie epatiche croniche, in particolare per monitorare la fibrosi, ossia il processo di cicatrizzazione che può portare, se non trattato, alla cirrosi epatica.

L’elastografia epatica

elastografia epatica

L’elastografia si basa sulla misurazione della velocità con cui onde elastiche attraversano il tessuto epatico: maggiore è la rigidità, maggiore è la velocità.

Il risultato è espresso in kilopascal (kPa) e confrontato con valori di riferimento.

Questo tipo di esame si è progressivamente affermato come alternativa alla biopsia epatica nei casi in cui non siano necessarie valutazioni istologiche approfondite.

Quando è utile l’elastografia epatica

L’elastografia viene indicata nei pazienti affetti da condizioni che comportano un rischio di progressiva fibrosi del fegato.

Tra le principali:

  • epatiti croniche (HBV, HCV);
  • steatosi epatica non alcolica (NAFLD) e steatoepatite (NASH);
  • epatopatia alcolica;
  • sospette malattie epatiche autoimmuni o metaboliche;
  • valori alterati delle transaminasi non spiegati da altre cause.

Può essere utilizzata anche nel follow-up dei pazienti trattati per epatite virale cronica, per monitorare la regressione della fibrosi dopo la terapia antivirale.

La sua affidabilità è consolidata nella pratica clinica e permette di valutare l’evoluzione della patologia senza ricorrere a tecniche invasive.

Indicazioni all’elastografia epatica

L’elastografia epatica è indicata non solo per chi ha già una diagnosi di epatopatia cronica, ma anche per soggetti a rischio, spesso ancora asintomatici.

In particolare, l’esame può essere utile in chi presenta:

  • sovrappeso o obesità viscerale, condizioni associate alla steatosi epatica;
  • diabete di tipo 2 o sindrome metabolica;
  • ipertrigliceridemia o ipercolesterolemia;
  • consumo abituale di alcol, anche moderato, in presenza di alterazioni epatiche;
  • familiarità per patologie epatiche croniche.

L’esame può essere prescritto anche come screening in soggetti con transaminasi elevate persistenti, senza causa apparente. In questi casi, l’elastografia fornisce un quadro iniziale che può orientare verso ulteriori accertamenti o monitoraggio nel tempo.

Come si svolge l’esame

L’elastografia epatica può essere effettuata con due tecniche principali:

  • Fibroscan, una elastografia transiente eseguita con uno strumento dedicato, esterno al corpo, che emette vibrazioni leggere attraverso la parete addominale;
  • elastografia integrata all’ecografia, che sfrutta impulsi acustici ad alta frequenza per creare un’immagine e misurare la rigidità in tempo reale, ed è nota anche come SWE o ARFI.

In entrambi i casi, il paziente è disteso supino, con il fianco destro esposto.

L’esame dura circa 10–15 minuti, è indolore, non invasivo e non prevede uso di radiazioni.

Non è necessaria alcuna anestesia o sedazione.

Elastografia epatica: preparazione

La preparazione all’elastografia epatica è semplice ma importante per garantire l’accuratezza dell’esame.

Si richiede al paziente di:

  • mantenere digiuno da almeno 3–4 ore prima dell’esame;
  • evitare fumo e bevande gassate nel periodo precedente;
  • riferire eventuali terapie farmacologiche in corso o patologie addominali che potrebbero interferire con la procedura.

In alcuni casi, specialmente in soggetti sovrappeso o con meteorismo, il medico può indicare ulteriori accorgimenti per migliorare la qualità della rilevazione.

Dove fare l’elastografia epatica

L’elastografia può essere eseguita in diverse sedi sanitarie.

In ambito pubblico è disponibile presso:

  • ospedali dotati di reparti di epatologia o medicina interna;
  • centri di riferimento per le malattie del fegato;
  • ambulatori di radiologia integrati con gastroenterologia.

È spesso accessibile anche in strutture private e poliambulatori specialistici, con o senza necessità di prescrizione medica.

In città come Milano, Roma, Torino o Bologna, è più facile trovare centri che dispongano sia di Fibroscan che di elastografia ecografica avanzata.

Nei centri pubblici, l’esame può essere effettuato con impegnativa del medico curante, mentre nelle strutture private può essere prenotato direttamente.

Elastografia epatica: costo

Il costo dell’elastografia epatica può variare in base a diversi fattori.

Innanzitutto, incide il regime in cui viene eseguito, ossia se si tratta di una prestazione offerta tramite il Servizio Sanitario Nazionale o in ambito privato.

Altri elementi che influenzano il prezzo sono:

  • il tipo di struttura sanitaria (ospedale, ambulatorio, centro specialistico);
  • la tecnologia utilizzata per l’esame (Fibroscan, SWE, ARFI);
  • l’eventuale presenza di prestazioni associate, come una visita epatologica o un’ecografia addominale.

In linea generale, tramite SSN l’elastografia epatica comporta il solo pagamento del ticket, con una spesa compresa tra i 35 e i 60 euro, a seconda della regione.

In ambito privato, il costo può variare in modo più ampio e si colloca solitamente tra gli 80 e i 150 euro.

Interpretazione dei risultati

I valori ottenuti con elastografia sono letti in kilopascal (kPa). Una maggiore rigidità del fegato è correlata a un grado più avanzato di fibrosi. In linea generale:

  • valori inferiori a 6 kPa indicano assenza o fibrosi minima;
  • tra 6 e 9 kPa suggeriscono fibrosi lieve-moderata;
  • valori superiori a 12–14 kPa sono compatibili con fibrosi avanzata o cirrosi.

Va precisato che l’interpretazione va sempre contestualizzata clinicamente, considerando storia del paziente, esami ematochimici e altre indagini.

In alcuni casi, un risultato alterato può essere transitorio o legato ad altri fattori (infiammazione acuta, congestione epatica, steatosi severa).